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In Italia ci riscopriamo contadini? Sembra proprio di si stando all’aumento esponenziale di orti urbani presenti nelle nostre città.
Il fenomeno, diffuso ormai da anni in paesi come la Svezia e l’Olanda sta prendendo piede anche nei nostri centri, confermando la necessità sempre più diffusa di recuperare una relazione (feconda, è il caso di dirlo) con la terra.
Esistono varie tipologie di orti urbani: spazi didattici creati per i più giovani, zone da coltivare messe a disposizione dal Comune, orti condominiali e addirittura da balcone.
Gli orti urbani rispondono non solo a un’esigenza di contatto con la natura, movimento all’aria aperta e socializzazione, ma anche alla necessità di innescare un circolo virtuoso per la produzione autonoma di frutta e verdura a chilometri zero.
Fino a poco tempo fa orti urbani faceva rima con pensionati, oggi non è più così. In molte città gli spazi da coltivare non sono più solo appannaggio degli anziani, ma l’accesso di quelli messi a disposizione dal Comune è aperto a una fascia d’età più ampia.
Socializzazione
Coltivare l’orto in zone comuni è un’opportunità di tessere relazioni sociali basate sul mutuo aiuto che si è rivelata preziosa specie per categorie disagiate o con poche occasioni di relazione: gli orti urbani diventano scommesse, spesso vinte, contro l’emarginazione.
Sostenibilità
Con una gestione oculata del proprio spazio, i contadini urbani si procurano frutta e verdura per la propria sussistenza e contemporaneamente attivano pratiche di riciclaggio, tutela naturale e uso efficiente delle risorse: gli orti urbani rappresentano così un esempio di sostenibilità ambientale ed economica.
Chi non riesce ad accedere agli spazi messi a disposizione dal Comune può organizzarsi con gli inquilini del condominio per trasformare un cortile in disuso, facilitando le relazioni tra vicini e promuovendo un’armonia sempre meno scontata anche per chi abita sullo stesso pianerottolo.
E se proprio non ci sono alternative, esistono diverse possibilità per costruire l’orto sul balcone o addirittura in appartamento.
Nei negozi specializzati è possibile trovare scaffali e sistemi di irrigazione ad hoc che permettono di allenare il proprio pollice verde, anche in uno spazio molto ristretto (scordatevi la vanga però!).
Contadini 2.0
I moderni contadini usano la rete, aprono blog e condividono su facebook e twitter. La rete dei coltivatori urbani si allarga ogni giorno, stimolando altri a iniziare.
Alcuni esempi interessanti sono http://orto47.wordpress.com/ di 2 contadine bolognesi che unendo amore per la terra e uso della rete stanno promuovendo diversi progetti locali legati al tema, http://ortodiffuso.noblogs.org/ che sta preparando una mappatura degli orti nello spazio urbano, http://www.ortidipace.org/ che sottolinea l’aspetto sociale del coltivare l’orto.
Le origini
Come sono nati gli orti urbani? L’origine sembra accomunare tutte le zone del mondo (dai paesi anglosassoni a quelli di cultura mediterranea).
Quando ebbe inizio l’industrializzazione, un numero sempre maggiore di persone emigrò dalle campagne in cerca di lavoro in fabbrica.
Gli orti “sociali” o “community gardens” messi a disposizione dall’amministrazione locale, furono per alcune famiglie una forma davvero efficace di sostentamento nei periodi più duri.
Un modo per agire in maniera attiva, facendo qualcosa di buono per se stessi e per il pianeta. |
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